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La Spezia, 8 maggio 2025 – Grande partecipazione per il Premio Exodus 2025 che si è svolto questa mattina presso la Mediateca Regionale Ligure “S. Fregoso”.

Alla presenza delle autorità civili, militari e religiose, della cittadinanza e degli studenti della scuola secondaria Jean Piaget dell’Istituto Comprensivo ISA 1 Don Milani (classi terza C e terza D) e delle classi del Liceo Classico “Lorenzo Costa” (terza A, terza D, quarta A, quarta C, quarta D, quarta E, quinta D e quinta F), il Sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini ha conferito il Premio Exodus 2025 a David Meghnagi, ideatore e direttore del Master internazionale di secondo livello in Didattica della Shoah presso l’Ateneo di Roma Tre, già membro della Delegazione italiana presso la Task Force for International Cooperation on Holocaust Remembrance and Education, e la Menzione Cittadina a Doriana Ferrato, presidente dell’Associazione Nazionale Ex Deportati – La Spezia.

Sintesi del discorso di Doriana Ferrato:

“Quella di Exodus è una straordinaria pagina di storia civile, di generosità perché gli spezzini nonostante provati duramente della Seconda Guerra Mondiale, seppero accogliere e aiutare i profughi ebrei. La comunità ebraica alla Spezia era piuttosto esigua ed è simbolicamente rappresentata da Adriana Revere, una bambina di 9 anni arrestata qui, deportata nel campo di Fossoli e poi deportata ad Auschwitz dove ha trovato la morte. Un simbolo per tutti che non dimenticheremo mai. ”

Sintesi del discorso di David Meghnagi:

“Molto onorato di questo riconoscimento, il Premio Exodus: siamo tutti chiamati a fare tutti la nostra parte ma non siamo noi a completare il lavoro, come dice il Talmud, ma va portato avanti da altri, come anche qui stiamo facendo oggi. Nella consapevolezza che stiamo vivendo un momento in cui il pensiero vacilla, dobbiamo appunto mantenere questo: la lucidità del pensiero. L’antisemitismo è odio contro la possibilità di sognare, immaginare, e la mancanza di accettare anche i vuoti che si creano nel pensiero: per questo la mia speranza è che almeno l’antisemitismo torni ad essere latente. Sembra un paradosso ma non lo è: se è latente si può discutere dei pericoli del pregiudizio, mentre, come adesso purtroppo, il pregiudizio ha assunto una connotazione anche politica e tende a voler plasmare la realtà, diventando un grave problema. Cioè, ciò che è accaduto nella storia dell’Europa negli Anni Trenta: l’antisemitismo nazista aveva il progetto di plasmare totalmente la società utilizzando gli ebrei come capro espiatorio. Esattamente quello che non deve più accadere”.

Il discorso del Sindaco Pierluigi Peracchini:

“Ci ritroviamo oggi per un appuntamento che ha radici lontane e profonde e rivela il vero volto della nostra comunità - generosa, libera e democratica- con l’obiettivo di tramandare alle nuove generazioni un’importante pagina di storia della nostra Provincia. La memoria va custodita con coraggio, come fecero i nostri padri: è il fondamento di una democrazia sana, aperta e consapevole. Per questo il Premio Exodus non è soltanto un riconoscimento, ma un’espressione di responsabilità civica, che richiede un impegno autentico e duraturo. Rappresenta la volontà che la nostra Città rinnova ogni anno: preservare e trasmettere il passato in un mondo in continua evoluzione, dove il ricordo non è solo un dovere morale, ma anche lo strumento essenziale per evitare il ripetersi di simili tragedie. Il Premio Exodus ci richiama anche a un tratto essenziale della nostra identità collettiva: la grande umanità che la popolazione spezzina, pur profondamente provata dalla guerra, seppe dimostrare. Ecco perché il Premio Exodus ci invita a riflettere sul nostro presente. La grandezza della nostra città non risiede solo nei fatti storici, ma nel legame profondo con i valori che quei fatti ci hanno insegnato: l’amore per la dignità umana e la forza di lottare per un futuro migliore. Il coraggio e l’umanità che caratterizzarono la Spezia nel dopoguerra sono un esempio concreto per tutti noi. Sono il metro con cui dobbiamo misurare le nostre azioni e scelte quotidiane. In questo tempo di sfide globali e incertezze, dobbiamo fare tesoro di questo insegnamento e continuare a costruire una città e una società che sappiano essere accoglienti, solidali e giuste. Solo così faremo onore alla memoria di chi ci ha preceduti e ai valori che ci hanno tramandato. Quest’anno, siamo onorati di conferire il Premio Exodus 2025 a David Meghnagi, figura di spicco della cultura ebraica italiana e internazionale, personalità importante dal punto di vista umano e intellettuale nel panorama accademico italiano e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. A lui va il nostro più sentito ringraziamento “per la sua strenua attività di ricerca e conservazione della memoria della Shoah, e per la promozione costante di una cultura del dialogo e della pace”. In un’epoca in cui l’antisemitismo si riaffaccia con toni ambigui e mascherati, il lavoro di David Meghnagi rappresenta una bussola morale e intellettuale. La sua è una voce limpida che ci ricorda come le parole possano ferire, ma anche guarire; come la memoria possa essere non solo un peso da portare, ma una luce da trasmettere. Un pensiero particolarmente grato va anche a Doriana Ferrato, a cui oggi conferiamo la Menzione Cittadina del Premio Exodus. Presidente dell’ANED La Spezia, Doriana Ferrato ha fatto della memoria la sua missione civile e culturale. A lei va il nostro ringraziamento “per la strenua custodia della memoria dei deportati, a beneficio delle nuove generazioni”. In questi ultimi anni, l’Amministrazione insieme all’ANED La Spezia si è particolarmente impegnata nel ricordare le persone che sono state vittime del nazionalsocialismo attraverso il segno tangibile delle pietre d’inciampo nelle vie della Città.”

I PROTAGONISTI DEL PREMIO EXODUS 2025

David Meghnagi.

David Meghnagi è nato a Tripoli che ha lasciato dopo un sanguinoso pogrom nel giugno del 1967. Negli anni Settanta - Novanta ha svolto una intensa attività per lo sviluppo del dialogo ebraico cristiano e per una composizione politica del conflitto medio orientale. In ambito accademico ha ideato e diretto per due decenni Master internazionale di secondo livello in Didattica della Shoah presso l’Ateneo di Roma Tre. Primo in Europa, il Master ha contribuito a formare oltre 150 studiosi incardinati oggi nel sistema scolastico e universitario italiano. Ordinario della Società psicoanalitica italiana e Professore di Psicologia Clinica, Psicologia dinamica e Psicologia della religione e pensiero ebraico presso l'Università di Roma Tre, è stato visiting in numerosi Atenei. Ha fondato e dirige dal 2013 Trauma and Memory, una rivista di studi internazionale sulla memoria del trauma ed è membro del Board di diverse riviste europee e internazionali tra cui International Journal of Psychoanalys, Lettera internazionale. E' stato tra i promotori del Master internazionale in Scienze della religione di Roma Tre e della International Unity of Research "Tra Occidente e Oriente". Ha Ideato e diretto con Amos Luzzatto il Comitato accademico europeo per la lotta all'antisemitismo e la promozione della cooperazione accademica euromediterranea. E' stato per due decenni Membro della Delegazione italiana presso la International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA). È stato Vicepresidente e Assessore alla cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, e delegato per l’Italia presso la Conferenza dell’OSCE contro l’antisemitismo. È stato consulente del Centro di Cultura Ebraica di Roma. Membro del comitato scientifico di numerose riviste scientifiche e divulgative italiane e straniere tra cui Lettera internazionale (rivista di cultura europea pubblicata in numerose lingue), Quadrangolo (rivista di psicoanalisi e scienze sociali) e la Rassegna mensile Israel. Ha collaborato a diverse testate giornalistiche e riviste italiane e straniere (tra cui Avvenire, Il Messaggero, l’Unità, Liberation, MicroMega, International Review of Sociology, International Review of Psychoanalysis, Judaica - Zurich, Lettera Internazionale, Prometeo, Quadrangolo, la Repubblica). E' presidente onorario della European Teachers Network on Holocaust Studies. Studioso di musica liturgica, è vice presidente dell'Associazione Leo Levi per la conservazione e valorizzazione del patrimonio musicale liturgico ebraico. Negli anni Settanta e Ottanta è stato attivo nello sviluppo del dialogo inter religioso ebraico cristiano e di una politica di pace nel Vicino Oriente. Con Giorgio Napolitano e Piero Fassino ha contribuito a ideare e sviluppare iniziative culturali finalizzate alla costruzione del dialogo e per una composizione politica dei conflitti nella Regione. Amico del Rabbino Laras e del Cardinale Martini, ha promosso la creazione delle foreste in Israele in memoria di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Ha poi collaborato al progetto per la creazione di una foresta in memoria del Cardinale Martini voluta dal Rabbino Laras. Ha avviato un progetto di valorizzazione della musica liturgica del Mediterraneo. Un primo esito di questo progetto è stata la pubblicazione di Shiru Shir, un CD interamente dedicato alla musica liturgica degli ebrei di Libia. In ambito psicologico ha contribuito a innovare un'area di studi freudiani sulle origini del pensiero psicoanalitico e sulla problematica del trauma psichico. Tra le sue numerose pubblicazioni: Il Kibbutz: aspetti socio-psicologici (Roma 1974); Modelli freudiano della critica, Roma 1985; La sinistra in Israele (Milano 1980); Il Padre e la legge, Venezia, 1992: Freud and Judaism (London, 1993); Tra Vienna e Gerusalemme. Itinerari psicoanalitici (Firenze, 2002); Interpretare Freud, Venezia, 2003; Ricomporre l’infranto. Il lutto della Shoah nell’esperienza dei sopravvissuti, Venezia, 2005; Scrittura e testimonianza, Firenze, 2005; le sfide di Israele, Venezia, 2010; Enzo Bonaventura, Venezia, 2017; Jewish Libya (con Jack e Judith Roumani), Syracuse Univ. 2018; Freud, Jung, Sabina Spielrein e la "faccenda nazionale ebraica", Bollati Boringhieri, 2025 (in uscita). Ha curato l’edizione italiana delle memorie di Marek Edelman, Memoria e storia dell’insurrezione del ghetto di Varsavia, Roma, 1985; la storia del Parnas di Pisa, Palermo, 218; con altri ha curato La cultura sefardita, in tre volumi, Roma, Israel, 1984; Antinomie dell’educazione (convegno internazionale a Roma Tre, 2004), Roma, 2005. È stato coautore di numerosi volumi tra cui: Il sistema educativo del kibbutz, Firenze, 1975; Il tempo del transfert, Guerini, Associati, 1989; un secolo di Freud, Milano; Judentum Ohne Halacha, Ohne Zionismus, Zurich, 1986, Vecchio e nuovo antisemitismo, 2019. Ha curato e collaborato scientificamente alla realizzazione di documentari radiofonici e televisivi tra cui: L'ultimo esodo, memoria e storia degli ebrei di Libia, sulla storia del campo di Terezin, sui desaparecidos argentini, sulla storia dei manicomi in Italia, sull'opera di Bion, sui processi marrani etc. Lo ha contraddistinto anche un’amicizia e un impegno condiviso con Primo Levi negli Anni Ottanta.

Doriana Ferrato.

Doriana Ferrato nata alla Spezia nel 1950, laureata all'Università degli Studi di Genova con tesi "Sarzana ai primi del '600: ricerche d'Archivio sull'amministrazione politico-militare e sulla vita interna". Già docente di Materie Letterarie negli Istituti d'Istruzione Superiore della Spezia, conclusa l'attività professionale dal 2010 è presidente della sezione spezzina dell'Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi nazisti (ANED) e Consigliere Nazionale dell'Associazione, dedicandosi alla conservazione e divulgazione della memoria storica della deportazione nazifascista.

STORIA DI EXODUS

Dall’estate del 1945 alla primavera del 1948 oltre ventitremila ebrei riuscirono dalle acque della Spezia a lasciare clandestinamente l’Italia diretti in Palestina. La potenza mandataria della Palestina, la Gran Bretagna, aveva infatti emesso il Libro Bianco del 17 Maggio 1939 per regolamentare l’afflusso controllato in Palestina di soli 75 mila ebrei in 5 anni. Una misura che fu messa in crisi dalla drammatica situazione europea e contrastata con ogni mezzo dal Mossad Le Aliyà Bet (Istituto per l’immigrazione illegale sorto nel 1938). A partire dal Maggio 1945 una notevole corrente di ebrei cominciò ad affollare la Penisola e il Mossad Le Aliyà Bet inviò un responsabile in Italia con base a Milano, Yehura Arazi. Altri membri del Mossad furono inviati in Italia tra i soldati della brigata ebraica al seguito degli alleati. La prima nave di profughi, il Dallin (già Sirius) partì da Monopoli il 21 Agosto 1945 con soli 35 immigrati a bordo. La questione dell’immigrazione ebraica scoppiò come caso internazionale nel Maggio 1946: l’epicentro della crisi divenne il porto della Spezia dove erano in allestimento due imbarcazioni, la Fede di Savona e il motoveliero Fenice, pronte a trasbordare 1014 profughi. Quell’operazione godette dell’aiuto di tutta la città della Spezia, già stremata dalla guerra e distrutta dai bombardamenti. Proprio il sostegno della gente, resistenza dei profughi, intervento dei giornalisti di tutto il mondo e la visita a bordo di Harold Lasky, presidente dell’esecutivo del Partito Laburista britannico, costrinsero le autorità londinesi – le cui navi bloccavano l’uscita dal porto della Spezia – a togliere il blocco alle due imbarcazioni che salparono dal molo Pirelli a Pagliari alle ore 10 dell’8 Maggio 1946.L’accoglienza della comunità e la solidarietà delle autorità spezzine convinsero gli organizzatori del Mossad a puntare sulla Spezia con operazioni di maggior peso. Così nella notte tra il 7 e l’8 Maggio 1947 la nave Trade Wins/Tikya , allestita in Portogallo, imbarcò 1414 profughi a Portovenere. Nelle stesse ore era giunta nelle acque del golfo della Spezia, proveniente da Marsiglia, la nave President Warfield, un goffo e pesante battello adatto a portare turisti giù per il Potomac, da Baltimora a Norfolk in Virginia. La nave venne ristrutturata nel cantiere dell’olivo a Portovenere per la più grande impresa biblica dell’emigrazione ebraica: trasportare 4515 profughi stipati su 4 piani di cuccette dall’altra parte del mediterraneo. L’imbarcazione divenne un simbolo, prese il nome di Exodus, raggiunse le coste della Palestina, venne attaccata dagli inglesi e avviò la nascita dello stato di Israele con tutte le conseguenze che sappiamo. A narrarci le peripezie dei profughi dello sterminio ebreo ci ha pensato nel 1958 Leon Uris con il celebre romanzo Exodus, tema ripreso nel libro il comandante dell’Exodus di Yoram Kaniuk. A Exodus è dedicato anche un bellissimo film del 1960 di Otto Preminger interpretato da Paul Newman, Peter Lawford ed Eva Marie Saint.La Exodus mosse dal golfo della Spezia ai primi di Luglio del 1947, sostò a Port-de-Bouc, caricò a Séte, fu assalita e speronata dai cacciatorpedinieri britannici davanti a Kfar Vitkin.Ci furono morti a bordo, gente che era sopravvissuta ai lager e che finì i suoi giorni a due passi dalla speranza nelle acque tra Netanya e Haifa. Dopodiché gli inglesi rimandarono i profughi ad Amburgo al campo di Poppendorf, un ex lager trasformato in campo di prigionia per gli ebrei. Il nome di Exodus da allora significò il desiderio di giustizia per l’emigrazione ebraica. Ma solo con la fine del mandato britannico i profughi sarebbero potuti tornare in Palestina. La Fede, il Fenice e la Exodus si mossero tutte dal golfo della Spezia, una dicitura che non compare nelle carte geografiche israeliane. La Spezia in Israele è infatti indicata col nome di “Schàar Zion” Porta di Sion. Nel nome di Exodus la città della Spezia porta nel Mediterraneo l’idea della pace e della convivenza Il 25 Aprile 2006 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha conferito al Comune della Spezia la medaglia d’oro al merito civile per l’aiuto prestato dalla popolazione spezzina ai profughi ebrei scampati alla seconda guerra mondiale.

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Ultimo aggiornamento: 09-05-2025, 09:42